Vintag, un misterioso crash dei server cancella i dati degli utenti: addio alla stella nascente delle app del vintage

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Giancarlo Favero
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Vintag, un misterioso crash dei server cancella i dati degli utenti: addio alla stella nascente delle app del vintage

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Sulla start up bolognese avevano investito fondi stranieri e anche l’azienda Piquadro, ed era arrivata anche la proposta d'acquisto (rifiutata) della più conosciuta Vinted. L'ad: “Costretti a chiudere ma faremo causa”.

BOLOGNA. "Vintag è costretta a chiudere i battenti". L'annuncio, sui social, ha colto di sorpresa amici e fan. Perché Vintag, l'app bolognese per vendere abiti e oggetti vintage online, era tra le start up italiane più promettenti nel mondo della moda, su cui avevano investito fondi d'investimento stranieri e anche l'azienda Piquadro. Nei cinque anni della sua storia ha accumulato 120mila utenti attivi ma circa un mese fa tutti i dati di sua proprietà, memorizzati in un data-center fornito da un'azienda terza, sono andati persi e i soci hanno deciso per la messa in liquidazione, che diventerà effettiva la prossima settimana.

Ora si aprirà una causa legale per il risarcimento danni che potrebbe far luce sulle cause concrete del patatrac. Ma la decisione è presa. Vintag chiude. "È la dura realtà - sospira Raffaello Bolognesi, fondatore e ad della società - Mi dispiace per i soci che ci hanno creduto ma soprattutto per i 12 collaboratori che lavoravano con noi. Adesso siamo tutti disoccupati. Tutti i nostri dati sono andati persi". Perché, sostiene l'azienda, sono proprio i dati la ricchezza di questo genere di impresa, quello che convince gli investitori a scommettere su una start up come Vintag, che vive delle previsioni di crescita più che sui risultati economici attuali, anche perché il fatturato era ancora minimo, circa 20 mila euro. Il tesoro sono le caratteristiche degli utenti memorizzati, le loro abitudini, i loro acquisti. E una volta persi questi dati, ricostruirli diventa molto complicato. "E senza avere garanzie sul successo dell'operazione ", continua Bolognesi.

Vintag, fondata nel 2016, si è ritagliata uno spazio tutto suo creando una comunità online dov'era possibile comprare e vendere accessori e abiti vintage. Non di seconda mano, ma oggetti originali che gli utenti si scambiavano pagando una percentuale alla società che li ospitava e certificava. Dai bottoni alle Polaroid, dagli occhiali alle borse di lusso anni Settanta. Dalla messa online nel 2017, ha accumulato 120 mila utenti attivi, 160 mila oggetti venduti, 11 mila utenti esteri e raccolto fondi da investitori italiani e stranieri. Per un certo periodo ha ipotizzato anche una quotazione alla Borsa australiana e recentemente, riferisce il fondatore, ha ricevuto anche una proposta d'acquisto (rifiutata) da Vinted, una piattaforma lituana simile a Vintag che lavora sugli oggetti di seconda mano e proprio in queste settimane è in tv con una serie di spot. Tutto andato, secondo la società, a causa della perdita dei dati aziendali.

Fonte: repubblica.it

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