Smart working: solo un terzo delle amministrazioni ha approvato il POLA

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Giancarlo Favero
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Smart working: solo un terzo delle amministrazioni ha approvato il POLA

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Secondo il nuovo ministro della Pubblica Amministrazione il lavoro agile sarà protagonista della nuova contrattazione
Molte amministrazioni pubbliche sono ancora indietro nell'elaborazione e pubblicazione del POLA, il piano organizzativo del lavoro agile. Secondo quanto registrato dal Portale della performance del Dipartimento della Funzione pubblica soltanto 54 enti su 162, ovvero il 33,3%, risultano attualmente in regola. Il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta ha condiviso il dato, senza tuttavia rimanere inerte: il presidente dell’ARAN Antonio Naddeo ha infatti ricevuto l'incarico di instradare l'opera della Commissione tecnica dell'Osservatorio nazionale del lavoro agile, istituito dal Decreto Rilancio (d.l. 34/2020) presso la Presidenza del Consiglio.
Il risultato del monitoraggio parla chiaro: il POLA ha visto luce, tra le varie Amministrazioni, in 26 atenei su 67 e in un terzo dei Ministeri. Colpisce il dato sugli enti di ricerca, in quanto soltanto 1 tra i 14 esistenti si è adeguato alla normativa; non migliore la situazione tra i parchi nazionali, che si fermano a un rapporto di 6 su 25; in controtendenza, invece, gli enti di regolazione dell’attività economica: più della metà ha ultimato la preparazione del piano organizzativo. Il ministro Brunetta, nel comunicato stampa ministeriale, ha ribadito il ruolo essenziale assunto dallo smart working durante i mesi più bui della pandemia, sottolineando, d'altra parte, la necessità di integrare tale modalità lavorativa a un livello più profondo del tessuto culturale e sociale del Paese: il lavoro agile sarà infatti "uno degli strumenti di organizzazione del lavoro delle singole amministrazioni, strettamente connesso al livello di qualità dei servizi da fornire a cittadini e imprese. Sarà un punto all'ordine del giorno della nuova contrattazione, per quanto riguarda la regolazione. Un tema su cui le parti sociali pubbliche e private sono chiamate a riflettere. Il fenomeno va studiato a fondo e servono grandissimi investimenti dal punto di vista progettuale, di relazioni sindacali, regolativi, infrastrutturali e di intelligenza sociale anche alla luce della sfida della transizione digitale che l'Europa ci chiama a raccogliere».

Fonte: Maggioli

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