Umberto Galimberti: perché l'insegnamento a distanza è un'opportunità da cogliere

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Umberto Galimberti: perché l'insegnamento a distanza è un'opportunità da cogliere

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Anch'io sono fermamente convinto che la didattica a distanza sia una grossa opportunità da cogliere, e che anche cessata l'emergenza coronavirus, parecchio di quello che abbiamo imparato rimarrà.

Riporto volentieri la risposta di Umberto Galimberti alla lettera di una lettrice:

Lettere dei lettori di D a uno dei filosofi più attenti alla nostra contemporaneità: eccone una, sulla scuola dopo la pandemia
di Umberto Galimberti

In questi tempi del Covid-19 ci siamo ritrovati tutti, operatori sanitari e insegnanti, a essere iperconessi in un fiume d’informazioni e pratiche nuove, che hanno ribaltato la quotidianità degli impegni. Da insegnante mi sono sentita chiamata a operare nella didattica a distanza, inizialmente senza linee guide né certezze sulla validità dei modi di fare, via via con maggiori dettagli ma con la medesima dose di dubbio. Mi domando se un insegnante possa svolgere il suo compito primario di lasciare il segno in un ambiente classe filtrato dalla distanza e dagli impedimenti della tecnologia via etere. Non ci saranno traumi su una giovane generazione di bambini e ragazzi? La relazione educativa passa tramite la voce, lo sguardo, il contatto tra allievo e maestro. Non c’è maieutica senza una parola che s’incarna tramite il dialogo. È possibile sostituirla col contatto a distanza, filtrato da uno schermo?
Claudia Gambini claudia.gambini@einstein

Quando leggerà questa mia risposta l’anno scolastico sarà finito, ma con l’anno scolastico non la sua domanda, che potrà riproporsi con l’apertura del nuovo anno quando la periodica influenza autunnale potrà ripresentarsi, questa volta connotata dal Coronavirus. Questa situazione si potrebbe evitare o perlomeno rendere meno drammatica se si approfittasse dell’estate per ricostruire la medicina territoriale, che in questi anni è stata depauperata e resa inefficace per l’impoverimento dei finanziamenti alla sanità pubblica e il trasferimento delle risorse residue all’assistenza ospedaliera che, pur essendosi prodigata con un impegno encomiabile, si è rivelata tragicamente insufficiente alla richiesta di assistenza. A questo scopo sarebbe opportuno approfittare dei 36 miliardi messi a disposizione per l’Italia dal Meccanismo Europeo di Stabilità (il famoso MES), al modico costo dell’ 0,1% di interessi, sul quale i politici sono incomprensibilmente, ma forse sarebbe meglio dire irresponsabilmente, divisi. Faccio questa premessa perché nella sua lettera lei cita i medici che, al pari degli insegnanti, si sono trovati in questa situazione di emergenza senza “linee guida”, ma a differenza di molti insegnanti, i medici hanno profuso la loro competenza e la loro professionalità con una generosità encomiabile. Mi domando: ma è possibile che i professori abbiano sempre bisogno di “linee guida” per saper come muoversi in una condizione di emergenza come quella creata dalla pandemia? Non basta, al pari dei medici, mettere in campo tutta la forza della loro personalità per stare in contato con i loro studenti non per un’ora o due ore alla settimana (parlo di casi che conosco), ma tutti i giorni, anche oltre le loro abituali ore di servizio (come hanno fatto nel loro campo i medici) impartendo lezioni, assegnando compiti, verificandoli, dando i risultati delle verifiche ai loro studenti, parlando con loro come molti hanno fatto (parlo di casi che conosco), togliendo i loro allievi dal vuoto in cui improvvisamente si sono trovati a seguito della clausura imposta nelle loro abitazioni, per evitare demotivazioni, abbandoni, disaffezione per la scuola? So anch’io che l’insegnamento a distanza non è in alcun modo comparabile, ai fini dei processi educativi, all’insegnamento in classe. Ma allora possiamo solo lamentarci per questa mancata possibilità, o possiamo anche sfruttare questa condizione insolita per far sentire agli studenti che i loro insegnanti non li hanno abbandonati, ma sono lì ogni giorno con il loro sacrificio e il loro impegno, per far capire che la scuola è così importante per i ragazzi che neppure il Coronavirus può interromperla. Non crede che questo messaggio che rende palese l’impegno e il sacrificio degli insegnanti, al di là delle “linee guida”, non solleciti negli studenti un analogo impegno e un analogo sacrificio che, dopo la testimonianza data dai loro insegnanti, li renderà più idonei, più attenti e più impegnati a seguire le lezioni quando la scuola li vedrà tornare in classe? Se l’insegnamento a distanza fosse l’occasione per gli insegnanti di dar prova di sé, delle proprie capacità e del propria dedizione alla maturazione degli studenti in quell’età incerta che è l’adolescenza, l’insegnamento a distanza sarebbe un’ottima occasione da non perdere.
Dott. Giancarlo Favero
Direttore
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