Dice "Sei lesbica" a una collega. La Cassazione: "Va licenziato"

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Giancarlo Favero
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Iscritto il: dom gen 24, 2021 6:45 am

Dice "Sei lesbica" a una collega. La Cassazione: "Va licenziato"

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La Cassazione dà ragione all'azienda di trasporti Tper, che aveva presentato ricorso in merito a un caso, accaduto a Bologna, di un autista che aveva deriso alla fermata dei pullman una collega.


Schernire una collega dandole della lesbica è un comportamento che merita il licenziamento in tronco perché si tratta di una "discriminazione". La Cassazione dà ragione aTper, che aveva presentato ricorso in merito a un caso, accaduto a Bologna, di un autista che aveva deriso alla fermata dei pullman una collega, da poco mamma di due gemelli, dicendole: "Ma perché sei uscita incinta pure tu? Non sei lesbica?" , e aveva insistito deridendola: " E come sei uscita incinta?".

La donna aveva subito presentato un esposto a Tper. L'azienda, ritenendo quello dell'autista "un comportamento gravemente lesivo dei principi del Codice etico aziendale e delle regole di civile convivenza", aveva deciso per il licenziamento in tronco per giusta causa e senza il diritto all'indennità. Ma la Corte d'Appello di Bologna, nel 2020, aveva ritenuto eccessiva la decisione dell'azienda di trasporto pubblico, derubricando come " inurbano" il comportamento dell'autista e riducendo quindi il licenziamento a recesso unilaterale da parte del datore condannando Tper a versare all'autista venti mensilità. Per i giudici di merito, insomma, era sproporzionata la decisione dell'azienda riguardo all'"obbiettiva entità" degli "addebiti".

La Cassazione tuttavia, con la sua sentenza, ordina alla Corte d'Appello di rivedere la sua decisione verificando "la sussistenza della giusta causa di licenziamento alla luce della corretta scala valoriale di riferimento" poiché è "innegabile portato della evoluzione della società negli ultimi decenni la acquisizione della consapevolezza del rispetto che merita qualunque scelta di orientamento sessuale" e del fatto che essa "attiene ad una sfera intima e assolutamente riservata della persona", ragion per cui "l'intrusione in tale sfera" con "modalità di scherno", come ha fatto l'autista di Bologna, in ambiente di lavoro, non può essere considerata solo "una condotta inurbana" ma è anzi una vera "discriminazione" da punire con il licenziamento in tronco. Ridurre a mero "comportamento inurbano " quello attuato dall'autista" non è conforme ai valori presenti nella realtà sociale ed ai principi dell'ordinamento". La Suprema corte nella sentenza ricorda che il Codice delle Pari opportunità tra uomo e donna considera come " discriminazioni " anche le " molestie", cioè "quei comportamenti indesiderati, posti in essere per ragioni connesse al sesso, aventi lo scopo o l'effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo".

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