«Sembra di essere nella stessa stanza»: Starline, il progetto di Google che manderà in pensione Meet, Teams e Zoom

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Giancarlo Favero
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«Sembra di essere nella stessa stanza»: Starline, il progetto di Google che manderà in pensione Meet, Teams e Zoom

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Quella che Google chiama «finestra magica» è un prototipo incredibile. Abbiamo potuto provarlo in anteprima in occasione di Google I/O 2023 e ora cerchiamo di raccontarvelo.

Non è facile spiegare a parole cosa sia Project Starline, ma possiamo dire con certezza che quella che Google chiama «finestra magica» è un prototipo incredibile. Abbiamo potuto provarlo in anteprima in occasione di Google I/O 2023 e ora cerchiamo di raccontarvelo, certi che le parole non saranno in grado di rendere alla perfezione quanto sia impressionante questa tecnologia che – ne siamo convinti – manderà in pensione Meet, Teams e Zoom non appena sarà disponibile su larga scala.

Il progetto è stato introdotto nel 2021 da Google e funziona proprio come uno schermo attraverso cui si può parlare, gesticolare e stabilire un contatto visivo con un'altra persona, a grandezza naturale e in tre dimensioni. Per dirla con altre parole, si ha la sensazione che la persona dall’altra parte dello schermo sia realmente insieme a noi nella stanza, a pochi centimetri di distanza. Si ha la tentazione di stringersi la mano, di toccarsi, perché quello che ci restituisce lo schermo – che nel momento in cui si attiva è come se scomparisse, diventasse invisibile nello spazio – sembra essere una persona in carne ed ossa accanto a noi. Ma come è possibile? Il sistema che si cela dietro Starline ricorre all'intelligenza artificiale avanzata per costruire un modello fotorealistico della persona con cui stai parlando e lo proietta su un display a campo luminoso con un senso unico di volume e profondità. Questo è possibile grazie ad alcune fotocamere che producono immagini 3D realistiche e di qualità superiore.

Questa incredibile tecnologia è stata concessa in una sorta di fase di testing iniziale a Salesforce, T-Mobile e WeWork, per raccogliere informazioni e dati reali su come Project Starline può aiutare la forza lavoro distribuita a rimanere in contatto. Il progetto è infatti nato per connettere in maniera realistica (e ci riesce, possiamo garantirlo) le persone che si trovano lontane. E finalmente ora è possibile provarlo, come abbiamo fatto noi a Mountain View. Purtroppo non è stato possibile fare video o foto durante la prova, quindi ci limitiamo a raccontarlo a parole.

Siamo stati accompagnati in una stanza all’interno di una delle sedi di Google, mentre Andrew Nartker, general manager di Project Starline, si è seduto in un’altra stanza nello stesso corridoio – ma specificando che avrebbe potuto anche essere dall’altra parte del mondo e «Starline funzionerebbe allo stesso modo» – e abbiamo assistito alle «finestre magiche» in funzione. Abbiamo iniziato a parlare con Nartker avendo la percezione che lo schermo scomparisse e che lui fosse nella stessa stanza con noi, di potergli stringere la mano o di afferrare una mela che provava a passarci. In mezzo a noi, invece, c’erano le mura di varie stanze e soprattutto i due schermi di Project Starline, che ci hanno permesso di connetterci. Non serve altro, come occhiali o visori: basta essere davanti a questa specie di enorme televisore, che riporta l’immagine in tre dimensioni della persona che si trova davanti all’altro schermo. Se ci muoviamo, spiega il general manager di Starline mentre siamo nella stanza, il display se ne accorge e ci mostra l’informazione corretta per farci avere una percezione in 3D.

Fonte: Corriere.it

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