Dati personali dalla Ue agli Usa, maxi multa in arrivo per Meta

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Giancarlo Favero
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Iscritto il: dom gen 24, 2021 6:45 am

Dati personali dalla Ue agli Usa, maxi multa in arrivo per Meta

Messaggio da Giancarlo Favero »

Pubblico questo articolo solo per "dovere di cronaca", in quanto non sono per niente d'accordo... ritornerò sull'argomento successivamente. Grazie.

Lunedì l'Irlanda punirà la società per non aver protetto gli utenti di Facebook, visto che le norme americane non garantiscono tutele comparabili a quelle Ue. La sanzione potrebbe arrivare al 4% del fatturato. Continua il difficile negoziato tra Washington e Bruxelles per trovare un nuovo accordo sui dati, dopo che la Corte di giustizia ha cancellato il precedente.

ROMA - Meta non avrebbe protetto i dati personali degli utenti europei di Facebook. Continuando a trasferirli negli Stati Uniti dove l’Nsa, cioè i servizi di intelligence, ha la possibilità di accedervi senza garanzie paragonabili a quelle esistenti in Europa. È questa la motivazione con cui lunedì l’autorità per la privacy irlandese, Paese dove il colosso dei social ha il suo quartier generale Ue, comminerà a Meta una multa record, che secondo indiscrezioni raccolte da Bloomberg potrebbe superare quella da 746 milioni di euro inflitta nel 2011 dal Lussemburgo ad Amazon. Meta non commenta, ma a parte la possibilità per la società di fare ricorso - quasi scontato –, la sanzione non sarà l’ultima parola su una vicenda lunga e intricata, che riguarda il trasferimento di dati dall’Europa agli Stati Uniti per tutte le multinazionali, oggi in un vuoto normativo. E che solo un nuovo accordo tra i due blocchi, oggetto di un difficile negoziato, può risolvere.

Lo studente contro Facebook
Tutto nasce dalla battaglia contro Facebook iniziata nel lontano 2011 dall’avvocato e attivista austriaco Max Schrems, all’epoca studente universitario. Dopo le rivelazioni di Edward Snowden sui programmi di sorveglianza di massa Usa e l’approvazione in Europa della nuova direttiva sulla protezioni dei dati, la causa Schrems è finita di fronte alla Corte di giustizia Ue, che nel 2020 ha dichiarato illegittimo il cosiddetto “Privacy shield”, cioè l’accordo quadro che regolava il passaggio dei dati verso gli Stati Uniti. Subito dopo le autorità irlandesi hanno dichiarato illegittime anche le specifiche clausole contrattuali imposte da Facebook agli utenti, ordinando a Meta di bloccare il trasferimento delle informazioni, pena una multa fino al 4% del fatturato. Un ordine difficilmente praticabile, visto che i server del social network sono negli Stati Uniti, e che Meta non ha rispettato. Da qui la maxi multa in arrivo, che conti alla mano potrebbe anche superare i 2 miliardi di euro, e secondo le indiscrezioni dovrebbe essere accompagnata da un nuovo altolà all’invio delle informazioni oltre Atlantico.

Europa e Stati Uniti alla ricerca di un'intesa
Meta è la prima società sanzionata, perché oggetto del primo procedimento dall’autorità irlandese. Ma il vuoto normativo e l’illegalità di fatto, visto che le tutele sulla privacy americane sono insufficienti per gli standard europei, riguarda potenzialmente molti big tech, da Amazon a Netflix, da Spotify a Youtube. Per ricostruire una base giuridica serve dunque un nuovo “Accordo quadro”, per cui i negoziati transatlantici sono cominciati subito dopo la decisione della Corte, ma non ancora conclusi. Per adattarsi ai livelli di tutela “europei” infatti gli Stati Uniti devono rafforzare le loro – assai più fragili – garanzie sulla privacy, limitando i poteri degli apparati di sicurezza: cosa difficile da digerire per Washington, nonostante le pressioni dei giganti del web.

A ottobre Biden ha approvato un ordine esecutivo – non una vera e propria legge, ecco uno dei nodi – che smussa i poteri dell’Nsa di accesso ai dati privati e crea una corte di fronte alla quale anche i cittadini europei possono lamentare violazioni. In via preliminare la Commissione ha giudicato le novità soddisfacenti, ma dopo il parere più scettico dell’Europarlamento e dei garanti europei ora si attende la parola finale dei governi. La multa a Facebook potrebbe dare una spinta politica alla nuova intesa, che potrebbe chiudersi entro l’estate. Anche se Max Schrems, sempre lui, ha già lasciato intendere che se resterà questa, insufficiente, presenterà un nuovo ricorso alla Corte Ue, dove ha già vinto la sua battaglia per la privacy.

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