Brescia, maxi multa annullata al cliente di una prostituta: anche la Cassazione gli dà ragione

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Giancarlo Favero
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Brescia, maxi multa annullata al cliente di una prostituta: anche la Cassazione gli dà ragione

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E' incredibile il livello di ignoranza di alcuni nostri politici ed amministratori locali, che non conoscono nemmeno i rudimenti dalla nostra legislazione.
A quei politici od amministratori locali che ogni tanto alla radio o in televisione proclamano che "la prostituzione è un reato", oppure al contrario che "bisognerebbe liberalizzare la prostituzione" io dico:

ignorante, capra, studia e informati prima di dire o scrivere sciocchezze colossali,

perché in Italia la prostituzione è una attività perfettamente legale e non rappresenta alcun tipo di illecito.


Quello che è illegale è lo SFRUTTAMENTO della prostituzione, ma la prostituzione in quanto tale è perfettamente illecita, e non c'è alcun bisogno di "legalizzare la prostituzione", perché la prostituzione è già "legalizzata" ed una attività perfettamente lecita.

Mi spaventa il livello di ignoranza crassa di certi nostri amministratori, ed a questo proposito avrei una proposta: rendere obbligatori dei test di cultura generale a politici ed amministratori, e sono sicuro che almeno una metà non li supererebbe. Beata ignoranza!!

Di seguito trovate il testo dell'articolo, fonte:

https://brescia.corriere.it/notizie/cro ... refresh_ce

Brescia, maxi multa annullata al cliente di una prostituta: anche la Cassazione gli dà ragione
di Mara Rodella

Respinto il ricorso del Comune, la Polizia locale aveva multato l’uomo con 500 euro: “Il Comune non ha il potere di bloccare attività non illecita”


Sono passati quasi sette anni. E tre gradi di giudizio. Da Brescia a Roma, andata e ritorno, l’annullamento di una sanzione da 500 euro verbalizzata dalla polizia locale di Brescia a un cliente, oggi 46enne, di una prostituta: la avvicinò nell’agosto 2015 in via Vallecamonica per poi appartarsi. Alcuni mesi dopo gli fu notificata la multa, sulla base del regolamento comunale. E iniziò la battaglia legale.

La sanzione fu prima annullata dal Giudice di pace, poi – su ricorso della Loggia – nel 2018 dal tribunale ordinario. Ma il Comune ha impugnato anche in Cassazione rivendicando la legittimità della sua decisione, sottolineando che «il divieto non riguarda l’esercizio del meretricio in sé, ma interessa esclusivamente la prostituzione esercitata sulle pubbliche vie e cioè su aree demaniali la cui tutela spetta, indiscutibilmente, all’Ente locale che ne è proprietario». Non solo. Per la Loggia la prostituzione su strada «lede il bene giuridico della sicurezza urbana» da un lato e dall’altro «la libertà di iniziativa economica delle persone dedite al meretricio può legittimamente — non già per il Tribunale — subire una compressione all’esito del bilanciamento con l’interesse della tutela della sicurezza urbana».

Ma è proprio la Cassazione, adesso, a scrivere la parola fine sulla vicenda. La seconda sezione civile (presidente Felice Manna), ha rigettato il ricorso della Loggia, ritenendone infondati i motivi ed evidenziandone «l’eccesso di potere». Il Comune, scrivono i giudici, «non ha il potere di bloccare un’attività che non può considerarsi illecita, adducendo che si vuole tutelare la sicurezza del cittadino, in quanto si deborderebbe in una competenza esclusiva dello Stato a cui gli Enti locali non possono sostituirsi». Il provvedimento impugnato «altre pronunce, secondo cui l’attività di meretricio non è illecita e, anzi, rientra in quelle economiche, per cui non può esserne vietato l’esercizio se non attraverso una norma statale». Inoltre, richiamando una pronuncia della Corte costituzionale del 2011, al fine di «prevenire o eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana» un sindaco può sì emanare «provvedimenti urgenti», ma non «ordinanze di ordinaria amministrazione» se non, indica proprio la Cassazione, «temporaneamente limitate».

Quella in questione, di ordinanza, è stata quindi «correttamente ritenuta illegittima in sede di merito e disapplicata»: la Cassazione rileva «il medesimo vizio di eccesso di potere, avendo il sindaco, sulla base di facoltà riconosciutegli dalla normativa del Codice della strada, emesso un provvedimento che riguarda invece l’ordine pubblico», apparentemente finalizzato alla regolamentazione della circolazione dei veicoli «per vietare il meretricio sessuale con estensione in modo indiscriminato a tutto il territorio comunale», quindi «confermando di non voler imporre il divieto di fermata alle auto per tutelare una determinata strada o zona, bensì sanzionare, in modo illegittimo, le prestazioni sessuali a pagamento in genere». Il «cliente», difeso dall’avvocato Gianbattista Bellitti, per la Cassazione ha ragione.

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