Attacco hacker alla Toyota: chiusi tutti gli impianti in Giappone e crollo della produzione

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Giancarlo Favero
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Attacco hacker alla Toyota: chiusi tutti gli impianti in Giappone e crollo della produzione

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Si fa presto a dire "sicurezza": a farne le spese questa volta è stata la Toyota, dove i pirati informatici hanno colpito la società che fornisce componenti e il blocco dell’attività potrebbe provocare un danno economico enorme: la Toyota calcola già 10mila veicoli prodotti in meno.

La Toyota non è riuscita a impedire la sospensione dell’attività di tutte le sue 14 sedi in Giappone dopo che uno dei suoi principali fornitori è stato colpito lunedì da un attacco hacker. Il quotidiano nipponico Nikkei ha precisato che l’azienda coinvolta dalla violazione informatica sarebbe la Kojima Press, con sede a Toyoda, una frazione della città di Nagoya, dove è situato anche il quartier generale della casa automobilistica e del suo museo. La Kojima produce componenti molto rilevanti per le auto, dal momento che lavora con sistemi avanzati il metallo e la plastica. Il suo sito è risultato improvvisamente offline, fermo per diverse ore, bloccando di fatto la produzione. Un danno che ha avuto ripercussioni immediate sulla Toyota, tanto da costringere i vertici dell’azienda a interrompere il lavoro. Un processo già rallentato e messo in difficoltà dalla carenza di microchip generata precedentemente dalla pandemia. Già a gennaio il calo della produzione della prima casa automobilistica del mondo era stato del 15% rispetto all’anno precedente, ma con questa emergenza ammontano a quattordici gli impianti che in Giappone saranno costretti a una chiusura programmata di due giorni. Per il momento, i vertici della casa hanno preferito non commentare la scelta presa.

Oltre 48 ore di inattività in questi ambiti hanno un peso notevole sul processo produttivo di una grande azienda, con il calcolo immediato dei vertici di Toyota che rappresenterebbe chiaramente un crollo della produzione di 10mila vetture a causa del cyberattacco. La multinazionale che domina non solo il mercato giapponese, ma anche quello straniero, teme chiaramente che la chiusura possa influenzare anche le sedi estere, ma ha annunciato che le attività ripartiranno mercoledì. Un attacco hacker estremamente dannoso quindi, se si pensa che nel corso del 2008 la Toyota superò anche la General Motors, diventando la prima azienda automobilistica al mondo per numero di veicoli e per fatturato.

Una fonte vicina alla Kojima ha confermato il cyberattacco subito dall’azienda. «Quanto accaduto è dovuto all’opera degli hacker, un danno al quale proveremo ora a rispondere. Dobbiamo ristabilire la produzione della Toyota nel più breve tempo possibile». Già lo scorso agosto l’azienda aveva iniziato a riflettere su questi rischi, tanto da annunciare una possibile joint venture con Nissan per fronteggiare gli attacchi informatici, collaborando con aziende tecnologiche come Microsoft, Trend Micro e Ntt Communications e Sompo Japan Insurance. Questa prospettiva non solo per proteggere la produzione, ma anche i veicoli stessi oggi sempre più connessi. La crescente dipendenza dai servizi che si connettono a internet è evidentemente anche una via di accesso per i pirati informatici di danneggiare il funzionamento delle vetture, controllando i dati ed eventualmente rubandoli, anche intervenendo a distanza.

Fonte: Corriere.it

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